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giovedì 31 marzo 2011

Quelli che ... l'Africa

Volontari, missionari, viaggiatori, turisti più o meno solidali e più o meno per caso, vagabondi alla ricerca di sé, esploratori alla ricerca dell’inesistente luogo incontaminato, insomma tutti quelli che non sono neri e che dalla gente di qui vengono messi nell’ unico calderone dei musungu sono quelli che hanno l’Africa in  un cantuccio particolare nel cuore. Tra i musungu la categoria più presente è sicuramente quella dei volontari, termine generico che definisce una serie di sottocategorie la cui tassonomia risulta complicata. In primo luogo perché i volontari si definiscono e definiscono i loro ambiti di intervento con sigle che, se non sei un esperto nel campo hanno uno scarso valore esplicativo. Un esempio ? Il CEO dell’ E-MFI è anche OLP di un SCI. Io la conosco, è una persona stupenda a dispetto delle sigle che la definiscono e la rendono un po’ aliena. D’altra parte nel mondo delle ONG o NGO, se lo si dice in inglese, si impara fin da piccoli cioè da SCI ( Servizio Civile Internazionale), che si andrà a lavorare in un progetto, nell’esempio E-MFI ( Empowerment Micro Finance Institution ), che si dovrà rendere conto al proprio OLP (morire che abbia trovato qualcuno che sappia spiegarmi l’acronimo! ) che riveste il ruolo di Chief Executive Officer insomma, è il responsabile del progetto stesso.


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E via siglando …. Nel calderone dei volontari entrano quindi i cooperanti, i servizi civili, gli stagisti (particolare sottospecie che migra per un periodo di tempo limitato di solito 3 o 4 mesi ma che cade preda della magia dell’Africa e tende a diventare stanziale), i vocazionali (sottospecie ancora più particolare, che dichiara di voler dedicare un mese della propria vita agli aiuti umanitari e dopo anni li trovi ancora lì, ancorati come le cozze: un esempio vivente lo trovate in chi vi sta scrivendo), gli amici e i parenti delle categorie sopraddette che, arrivati per fare una vacanza, rientrati in patria con la valigia piena di animaletti di saponaria, chitenge per la fidanzata e le sorelle, bracciali di rame del Copperbelt e un fiume di lacrime, si ripresentano nel giro di un anno pronti a fermarsi e a
dare il proprio contributo. Ma che cosa fa tutta questa gente una volta che è qua? Non obbligatoriamente quello che c’è scritto sul suo diploma di laurea o sul suo master, o addirittura sulla sua job description, perché prima di tutto deve fare i conti con la realtà che c’è quaggiù. Un laureato in economia, con il suo bravo master in cooperazione internazionale e con il compito di lavorare in un progetto di microcredito, una volta che è riuscito ad accantonare il suo inglese oxfordiano e ad acquisire l’anglozambiano (competenza da filologo/linguista), che ha imparato dove come e quando andare a bussare alle porte di quelli che hanno il potere (competenza da diplomatico/stratega), che è riuscito a comprendere almeno per sommi capi il modo di pianificare un lavoro in Africa (competenza da studioso della teoria del caos) e che, last but not least, ha provato a cambiare un pneumatico in  dieci centimetri di fango sotto un’ acquazzone che ti fa i lividi sulla schiena (e qui è gradita una grande capacità di autocontrollo: va bene aver passato qualche anno a meditare in un tempio tibetano)… allora è pronto ad iniziare il suo lavoro.
Questa capacità di adattamento vale per tutte le categorie sopraelencate.Nel giro di poco tempo capisci che l’Africa non è lì che ti aspetta a braccia aperte, che la gente di qui è vissuta e continua a vivere anche senza di te, che quello che proponi e che ritieni essere il meglio per loro in realtà è il meglio per te e che quindi devi limare le tue aspettative, millimetro per millimetro …. e reggere il peso della delusione. Detta così sembra che il volontario sia un soggetto con tendenze masochistiche, che parte nascondendo in valigia il suo personale cilicio, che ha delle colpe inconfessabili da espiare …


Rassicuratevi, non è così, anzi la gente che lavora qui è piena di entusiasmo e di passione, vede nelle sfide quotidiane la molla per esercitare la creatività. E ce ne vuole proprio tanta in questi luoghi ! Se l’elettricità ti sparisce ogni giorno e le cucine sono elettriche, che fai? Non mangi? Ma no,ti scavi un buco davanti a casa, prepari il fuoco e ti godi il miglior BBQ della storia. Sempre in tema gastronomico, se vivi a due passi dall’Oceano Indiano ti dedichi insieme alla tua famiglia alla raccolta delle vongole e la sera due spaghi non te li leva nessuno.
P.S. I ragazzi con il nastro in testa che vedete nelle foto sono alcuni dei SCI arrivati in Zambia e in Mozambico. Per sgombrare il campo da equivoci: non stanno giocando agli indiani, CeLIM non richiede una ripetizione della Cresima e non è un rito iniziatico. Si tratta di un’attività proposta dalla sottoscritta durante la giornata dedicata alla formazione. Prima prova di adattamento a situazioni inconsuete



. E poi, per dirla tutta, dove trovate un luogo in cui, dopo una giornata di lavoro, potete sorseggiare il vostro gin and tonic di fronte allo Zambesi che scorre lento  prima di precipitare nelle Victoria Falls o  in cui potete far correre i vostri cani su una  spiaggia deserta dell’Oceano Indiano? Niente a che vedere con il baretto sotto la stazione della metropolitana e con la toilette per cani di Piazza Po ( per i non milanesi: un bar sotto il metro ve lo potete immaginare in tutto il suo squallore, la toilette per cani di Piazza Po no. Sappiate che il cane di mia sorella accusava una stitichezza cronica tutte le volte che si andava là).

lunedì 7 marzo 2011

Maxixe, Mozambique





No, non sono sparita: la vostra nomade errante per l'Africa australe si è soltando soffermata, gli occhi spalancati come un gufo, l'obiettivo della inseparabile Canon sempre attivo, attenta a non lasciarsi sfuggire nemmeno una briciola di questo posto incantevole che è il Mozambico con le sue luci e i suoi colori, dove sembra che la natura abbia deciso di ipersaturarsi.. C'è il rosso mattone della terra che sfuma con il vermiglio dei fiori del flamboyant; le chiome degli alberi si aprono a tutte le tonalità del verde che è come avere in mano il catalogo Pantone e litigano con i frutti dell'ataE poi tutte le sfumature del blu dell'Oceano Indiano: più di 2700 chilometri di costa affacciata sul Canale di Mozambico. 2700 chilometri di spiagge con sabbia bianchissima. Per i buongustai 2700 chilometri di aragoste, gamberi, di pescioni dall'aspetto inquietante e un po' preistorico ma dalle carni deliziose che i pescatori ti vendono direttamente sulla spiaggia. per gli amanti dello snorkelling significa la possibilità di sgomitare in mezzo a migliaia di pesci dai colori e dalle forme più improbabili.Ma, direte voi, in questo Eden che ci fa la Cooperazione Internazionale? Manda i cooperanti in vacanza? Non precisamente ... (che cos'è l'ata? Perbacco , ma è l'annona, come fate a non saperlo? Dai andate a cercare su Google, peccato però che non ve lo farà assaggiare) e dell'avocado, per avere il primato di chi è più verde; i colori delle capulane, l'abito tradizionale delle donne che noi lassù chiamiamo genericamente pareo, varianono dall'arancio carico al giallo, al viola deciso, i muri delle case, le facciate dei negozi sono spesso decorate con murales dai colori vivaci. Per gli amanti delle cartoline significa poter essere protagonisti della scena "sdraiato sotto la palma da cocco, unico umano per chilometri e chilometri, su una sabbia che Liscia di Vacca sembra la fotocopia un po' sbiadita, guardando la spuma delle onde che si rifrange sulla battigia".

Maxixe, provincia di Inhambane: togliete le "ics" e mettete al loro posto scivolose "sch". Siete in grado di pronunciare "Mascisce" come fanno qui. E non è un caso che ai suoni aspri e un po' teutonici si sostituiscano sonorità che scorrono come l'acqua, perchè l'acqua è un po' dappertutto. C'è il mare della baia di Inhambane, che attraversi a pelo d'acqua a bordo delle barche che fanno laspola tra i due moli, c'è la pioggia che scende dal cielo, improvvisa , a secchiate, una doccia idromassaggio che accogli come una benedizione in questo caldo tropicale, ci sono le maree che riempiono la baia come un catino in ebollizione e si ritirano lasciandoti curiosare nella vita operosissima degli abitanti della sabbia.
E qui siamo nella cartolina.
Girando sul retro potete leggere che l'80% della popolazione vive in aree rurali all'interno della regione che non è precisamente un paradiso tropicale, che il tasso di positività all'HIV si aggira intorno al 14% ed è in aumento, che ciò provoca una crescita dei decessi, del numero di vedove ed orfani, di famiglie che gravano sugli anziani o sui figli maggiori. Continuando: la speranza di vita è intorno ai 47 anni, il 97% della popolazione non ha acqua potabile ed energia elettrica, la malaria e a tubercolosi insieme all'AIDS sono le patologie più frequenti, il 41% dei bambini soffrono di malnutrizione.... e la lista potrebbe continuare. Il progetto CeLIM "un futuro per madri e bambini" è un progetto multisettoriale che propone attività per il miglioramento della sicurezza alimentare fornendo alle donne (visto che sono poi loro quelle che si occupano di procurare il cibo) le sementi e le tecniche di coltivazione più efficaci, che offre la possibilità di usufruire di prestiti per l'avvio di piccole iniziative di tipo commerciale o artigianale, che ha formato una ventina di animatrici locali. Queste "activistas" promuovono incontri con gruppi di donne sui temi dell'igiene e della salute di mamme e bambini, della prevenzione di malattie quali AIDS, colera, malaria. Nei tre anni di progetto nei due distretti di Panda e Homoine sono stati creati tre pozzi per l'acqua potabile vicino ai quali sono state costruite due scuole materne che garantiscono un pasto al giorno ai bambini e un centro di salute che provvede un'assistenza sanitaria di base.
" A te l'Africa affascina perchè come psicologa sei interessata ai processi psicotici. L'Africa è come un paziente schizofrenico: la parte di bellezza sbalorditiva coabita con la parte di povertà e degrado più incredibile" mi disse tanti anni fa padre Paul a Chivuna, mentre attraversavamo il bush che svaniva in un tramonto struggente per le sue luci e i suoi colori dopo essere stati testimoni del dolore di una madre che abbracciava il suo bambino morto di AIDS.