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venerdì 10 settembre 2010

Free time




Vi chiederete "Ma che accidenti c'è da fare in Zambia quando non si lavora?". La domanda è legittima. Il cinemapiùpizza no, visto che il Capitol Theatre ha smesso da tempo di proiettare film bollywoodiani o nigeriani, per gli amanti del genere, e la pizza la mangi da Olga's, ma allora lavori. La "vasca" in Corso Vercelli ( per i milanesi) o in Frezzeria ( per i veneziani) può essere sostituita con la passeggiata lungo la Mosi O Tunia Road ma lo shopping non è all'altezza. Discoteca? Il Fairmount Hotel durante il fine settimana propone serate disco music con musica zambiana doc di cui vi porterò un CD in regalo per Natale, cuffie anti rumore comprese. Ci diamo alla cultura? Il Livingstone Museum possiede tra le altre una sezione antropologica con tanto di personaggi in cera e animali imbalsamati da brivido e una con tutte le lettere autografe del buon David. Ma che fai? Te le leggi una per una per passare il tempo?. Come grafomane era peggio di me. Ma no, qui si fa altro. Il sabato e la domenica Livingstone si anima di iniziative e, prima di tutte, i "Walks" che sarebbero dei cortei a sostegno di qualsivoglia iniziativa: per raccogliere fondi, per sensibilizzare, per promuovere nuove associazioni, nuove chiese .. Tutti dietro uno striscione si balla, si canta, si fanno acrobazie e si cammina per le vie della città. Sempre in tema di funamboli e danzatori ci sono le "performances" in cui squadre di ragazzi di scuole o organizzazioni diverse si contendono il primato : una specie di "X Factor" in cui ci è risparmiata Simona Ventura e Claudia Mori. Grande seguito hanno le "ceremonies" a carattere religioso o laico che comunque sono un'occasione per ballare e cantare. Al "Silver jubilee" del Vescovo di Livingstone ha partecipato mezza cittadina vestita a festa e impegnata in cori di grande suggestione. La messa in lingua tonga a Mukuni Village è durata più di due ore e mi ha anche visto sull'altare a spiegare chi ero e che cosa ci facevo lì ( No, non ce l'ho la foto. No, non ho parlato in tonga). Mukuni è anche stato il luogo della "Bene Mukuni ceremony", una giornata intera con gruppi di danzatori di diverse etnie arrivati da tutto lo Zambia con tamburi, pelli di leone e corna di bufalo a danzare come forsennati davanti al Presidente della repubblica Mr. Banda ( No, nemmeno qui ho la foto, c'era un muro di polizia). Capita poi di andare a trovare gli amici volontari nei luoghi in cui operano. Ti inserisci come puoi su un minibus, posti a sedere 12, persone a bordo 24 e così compresso e sballottato raggiungi posti incantevoli come Siavonga, Lusitu e Chirundu. Non appena risistemi l'apparato scheletrico puoi goderti il tramonto sul lago Kariba con i suoi barconi che pescano a strascico la kapenta (ma sì che sapete che cos'è, ve l'ho già spiegato in un altro post) e la vista maestosa della "diga dello zio Gigi". Sì , perchè mio cognato ingegnere in gioventù fece parte del team del'italianissima "Torno" che progettò e costruì la diga sullo Zambesi da cui origina il lago Kariba. Roba degli anni '60. Se poi ti capita di passare per Lusitu sul fiume omonimo e hai la fortuna di essere lì al tramonto, sei dentro ad un dépliant che ti decanta la "real Africa". Ma girovagare per lo Zambia succede ogni tanto. Fondamentalmente nel tempo libero si fa quello che fate anche voi: si mangia. Preparo io e vengo da te, prepari tu e ci troviamo da Tizio, io faccio il barbecue e tu porti il riso, io porto la torta voi preparate l'insalata... un vorticoso giro di pentole e contenitori che trova requie solo quando a cucinare sono i cuochi di Olga's o quelli dell'"Ocean basket" dove riesci a mangiare un pesce che sa di pesce e non di fango dello Zambesi, o quelli dell'"Armadillo" dove sei certo di passare qualche ora perchè il tuo filetto, molto buono in verità, ci mette mediamente un'oretta ad arrivarti al tavolo. Io requie invece la trovo con difficoltà visto che le mie doti culinarie sono molto apprezzate. In particolare vanno alla grande le torte, quelle al cioccolato, quelle di mele, quelle con la crema. E qui devo ringraziare mia sorella Valeria che, fornendomi la ricetta della crostata con la crema di limone ha reso un duplice servizio: quello di utilizzare parte dei limoni della pianta di Giuseppe e quello di introdurre ad Olga's, in versione monoporzione, la specialità che abbiamo battezzato "Lemon custard pie". Sul fatto poi che passo il mio free time a impastare tonnellate di pastafrolla e a girare ettolitri di crema al limone me la vedrò con lei quando torno a Milano.

giovedì 2 settembre 2010

Gita fuori porta


Mi sono presa un giorno di ferie e ho fatto una scampagnata fuori porta. Voi la gita della domenica la fate al Parco Lambro se siete a Milano o al Parco San Giuliano se siete a Venezia. Io la scampagnata l'ho fatta al Parco Chobe visto che il Botswana è qui dietro l'angolo. Prima di morire seppellita dalle vostre ragionevoli "macumbe" scagliate al mio indirizzo dalle vostre sudate scrivanie, vi racconto come è andata. Mi sono aggregata ad un gruppo di italiani a zonzo per lo Zambia con "Viaggi solidali" che hanno condiviso con me la delusione di non aver visto uno straccio di leone. Sì perchè quando uno va a fare un safari vuole vedere un leone, uno almeno, se no che safari è? Se è la prima volta che ci si avventura in questa impresa il primo spelacchiato impala che bruca dietro il botteghino dove paghi il ticket è l'eroe del giorno e riceverà una raffica di fotografie da parte di ogni turista. Lo stesso avviene per il primo elefante avvistato, il primo kudu, il primo ippopotamo... sono quelli che non si scordano mai. Al cinquecentesimo impala, elefante, kudu ecc... quando la scheda da 2 megabyte è al limite del collasso, riponi la macchina fotografica e finalmente ti godi il piacere di stare in mezzo alla savana. Perchè un safari non è usare la tua digitale come una volta si usava il fucile ( ci avete pensato che "shoot" significa sparo ma anche scatto fotografico ?), è invece un'opportunità unica di stare in mezzo ad un mondo fatto di colori, odori, suoni, sensazioni del tutto inconsuete e affascinanti. Ma come tutti gli umani predico bene e razzolo male.E' grande la tentazione di fissare la famigliola di ippopotami dello stesso grigio del fango in cui dormono placidamente, mentre i ralli dal becco rosso fanno con dovizia il lavoro di pulizia degli occhi. Così come non resisto ad immortalare la stravagante immagine del coccodrillo a bocca aperta per trovare un po' di refrigerio: sembra si sia messo in posa davanti ad un ceppo che riproduce perfettamente la sua sihlouette, o anche la curiosa messinscena del gruppo di orici che si sono sicuramente accordati e sdegnosamente mostrano i loro deretani, o ancora la giraffona vanesia che mi guarda pronta a farsi fare un primo piano, o infine l'attimo in cui una specie di airone gigante grigio con il becco arancione (accidenti, troppo presa a scattare mi sono persa il nome...) prende il volo. Che dire, ti senti un fotografo del National Geographic ! Direte voi : ma dov'è il mondo di sensazioni? E' qui, è qui: è la traversata del fiume Chobe di una fila interminabile di elefanti, è la beata convivenza di coccodrilli, aironi e impala ognuno impegnato a farsi i fatti propri, è semplicemente la varietà delle sfumature dall'ocra all'arancio al rosso della terra africana sullo sfondo di un cielo turchino. Le restanti foto, quelle che, per capirci, completano i 2 megabyte, ve le faccio vedere quando torno in Italia. Senza leone.