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giovedì 17 giugno 2010

Mathew


Me ne sono inventata un'altra. Era da un po' che ci stavo pensando, dallo scorso novembre per essere esatti quando ho conosciuto Jumelo al mercatino dell'artigianato locale dal quale ho acquistato alcuni acrilici fatti da suo nonno che abita in un villaggio sperduto nel bush e David o Zacharia o Clement (comunque lo chiami risponde: il fatto è che i suoi non si sono messi d'accordo sul nome) che espone le sue litografie di animali e Chiinga "l'uomo che parla con gli uccelli" una specie di San francesco rasta che, scopro proprio in questi giorni, oltre ad accompagnare la gente per degli emozionantissimi walking safari, è un artista pregevole. Due giorni fa infine mi imbatto in Mathew che mi mostra le sue collane con pendenti in terracotta. Allora mi sono detta: magari anche voi lassù avete voglia di vedere questi prodotti dell'arte locale e forse vi può interessare acquistarne qualcuno per voi o da regalare. E poichè sono cose piccole o comunque, come le tele, trasportabili, mi faccio volentieri "corriere" di vostre eventuali ordinazioni.
Vi presento Mathew che è nato in Malawi ma vive e lavora a Chipata nell'Eastern Province. Suvvia fate uno sforzo e andate su Google Map a cercarvi questi posti: ho già controllato, ci sono tutti. Bene, Mathew e alcuni ragazzi di Chipata sono stati coinvolti in un progetto promosso dalla cooperazione giapponese che ha dato vita ad una cooperativa chiamata "Mother Earth". Questa cooperativa, onore al merito, a distanza di tempo si sta autosostenendo cioè, una volta fatte le valigie i giapponesi, il workshop continua a produrre oggettistica con una tecnica antichissima recuperata e riattualizzata in un design molto moderno. Il materiale utilizzato è un'argilla locale dal colore bruno rossiccio in quanto la terra zambiana è ricchissima di ferro. Quest'argilla viene recuperata nel bush, viene poi messa negli stampi finchè diventa completamente asciutta. Gli oggetti sono quindi "ripassati" con altra argilla contenente una gran quantità di mica, strofinati con un cucchiaio di ferro per dare lucentezza e infine messi in recipienti che vengono ricoperti di segatura. Ultimo passo la cottura nella fornace a 700 gradi per 10 ore: la segatura, bruciando, conferisce un colore nerofumo che sfuma nel bruno rossiccio dell'argilla. I fermagli e le decorazioni delle collane sono fatte con i semi del "flamboyant" un albero locale che produce dei bacelloni tipo "Invasione degli ultracorpi" pieni di semi di cui vi mostro la versione invernale. Se avete pazienza il fiammeggiare dei fiori ve li fotografo in settebre. Altrimenti Wikipedia vi aiuta. Sono parecchi gli oggetti prodotti da "Mother Earth" ma vasi e pentole, come potete immaginare, nella mia valigia non ci stanno. Il costo delle collane con i pendagli (di cui avete una pregevole immagine sul decolletè black and white di Japhet e.. mio) è circa un euro e mezzo. Would you like to take a little earth of Africa to your country?

domenica 13 giugno 2010

Graziella's garden update 13 giugno



Molti degli amici che hanno aderito alla raccolta fondi per realizzare il giardino di Graziella mi chiedono a che punto sono i lavori e volentieri aggiorno. A tutt'oggi, con il valido e robusto contributo di Moses e John e il meno robusto (per via della periartrite sempre in agguato) della sottoscritta, siamo arrivati a completare la pavimentazione della prima area e ad avviare la seconda grande area in cui troverà posto un picnic table ottagonale da otto posti. Questa seconda area ha un'aiuola a forma di goccia che verrà tra breve riempita di fiori colorati. Proseguiremo con lena la costruzione di altre due aree: una più piccola e una più grande in cui verranno sistemati divanetti e poltrone di vimini, facilmente spostabili nel momento in cui ci fosse richiesta di utilizzare il giardino per party o meeting. Come vi avevo già accennato, le pietre per la pavimentazione sono state acquistate a Ngwenya mentre i tavoli sono in lavorazione alla falegnameria di YCTC, la scuola di formazione professionale che, così come Olga's, è una delle unità produttive che contribuiscono al sostentamento della scuola stessa. Abbiamo commissionato tre tavoli di diverse dimensioni: oltre al succitato picnic table, che ha un diametro di circa due metri, verranno realizzati un tavolo da quattro e uno da sei posti. Tutti i tavoli sono di teak massiccio e, particolarmente quello da otto posti, una volta sistemato in loco lì rimarrà fino alla fine della storia dell'uomo. E' stata acquistata una camionata di "black soil", una terra particolarmente ricca di sostanze minerali raccolta lungo le rive dello Zambesi, con la quale verranno riempite tutte le aree destinate a piante e fiori che inizieremo a piantumare la prossima settimana. Ci sono inoltre una serie di grossi tronchi disseminati qua e là nel giardino che pensavo di far dibentare delle fioriere.... sarà troppo Trentino Alto Adige? Per nostra fortuna è ricomparso Clement, il graffitaro che inizierà a deorare il muro in fondo al giardino. Ho pensato a lungo a cosa scrivere, a qualcosa che fosse commemorativo ma insieme significativo per un posto come Olga's. La scelta è ricaduta su "Imagine all the people living life in peace": è quanto c'è scritto a Strawberry fields a New York nel luogo in cui John Lennon fu assassinato ed è un messaggio di pace universale.

mercoledì 9 giugno 2010

On the road


L'esperienza dei bus africani è quanto di più etnico ci si possa immaginare. Vi passo le mie impressioni direttamente in loco, seduta al posto 53 (avevo in realtà il 44, ma a Choma devono aver fatto confusione e mi sono trovata addosso una Mama molto più grossa di me con un cesto da cui usciva la testa di una gallina un po' inquieta per la sua inusuale situazione e un biglietto con il numero 44, quindi... ubi maior) della tratta Lusaka Livingstone gestita dalla "Mazhandu family bus". L'andata l'ho fatta da vera signora, con un Gran Turismo Mercedes: due sedili di qua, due sedili di là, tappezzerie in velluto blu come la British Airways, poggiatesta di cotone cambiati ad ogni viaggio. Si parte alle nove del mattino da Livingstone si arriva con puntualità Svizzera sei ore e mezzo più tardi: è la cosiddetta corsa business. E c'è il suo bel perchè. Ti danno il giornale, un banana cake che ti strozzerebbe se non ci fosse una provvidenziale coca cola ghiacciata a far scendere il tutto. Aria condizionata e musichina zambiana in sottofondo che diventa molesta solo intorno a Mazabuka (ma siamo quasi arrivati) quando inspiegabilmente diventa un rock-gospel in cui batterie e tastiere accompagnano le lodi a nostro Signore. Di ritorno da Lusaka avevo prenotato la stessa corsa business delle nove del mattino ma , ahimè, il traffic jam di Lusaka non ha niente da invidiare alla tangenziale est di Milano verso le otto del mattino, quindi l'ho perso e mi sono imbarcata sul pop bus delle 11. Due sedili di qua, tre sedili di là, tappezzeria in vera plastica, ottima per sciogliere la cellulite, no giornali ma un giovane predicatore che sale in attesa della partenza e minacciando eventi catastrofici per l'umanità ti propone un libro che promette di salvarti l'anima dal fuoco dell'Inferno (direi con scarso risultato, non ne ha venduto nemmeno una copia). Viene servito un biscottino farcito di crema all'ameba e una sprite calda al punto giusto per uccidere la medesima. Ho un moto di giubilo quanto scopro che il 44 fa parte dei due sedili. Strizzata in mezzo a due zambiani che vi assicuro hanno una mole importante, sarebbe stato duro reggere le sette e passa ore di viaggio. Il sorriso interiore diventa l'urlo di Munch quando vedo arrivare il numero 43. Ma qualcuno di voi ha letto l'intrigante romanzo di Stephen King "Il miglio verde"? O almeno qualcuno ha visto il film con Tom Hanks? E allora vi ricorderete di Coffee "come la bevanda", il nerone ingiustamente accusato di omicidio grande come una montagna con le mani come magli. Eccolo lì davanti a me Coffee, che sistema il suo corpaccione , che dice "Sorry" e alza il bracciolo che ci separa, ultimo baluardo contro l'invasione nel mio sedile, che si addormenta come un sasso appena appoggia la testa. Coffee ha il sonno di un neonato, placido e rilassato, si abbandona, mi prende per il suo cuscino di casa e russa beatamente. Sono comunque una donna fortunata perchè Coffee scende alla prima a Mazabuka e al suo posto sale un bambinotto di circa dodici anni con la mamma che ha il posto dietro di me. Il teenager è grosso ma niente a che vedere con Coffee. Ha comunque un altro sgradevole problema: non ostante i 30 gradi interni (il pop bus non ha l'aria condizionata) indossa un piumino. Ideale per il gruppo Sella ma assolutamente sovrastimato per l'inverno zambiano. Fatti suoi direte. No, anche fatti miei: provate voi ad avere addosso un piumino con dentro un ragazzotto sudatissimo, addormentato sulla vostra spalla. Devo capire meglio comunque questa faccenda dei corpi che, addormentati si dilatano e invadono. Il sonno, a Dio piacendo non dura molto perchè parte una musica da giudizio universale, colonna sonora delle telenovela afro trasmesse a nastro dalla tv di bordo, di cui fino a quel momento non avevo notato la presenza, i cui episodi ci accompagneranno fino a Livingstone. Alle telenovela made in Nigeria dedicherò un post particolare: se lo meritano. Sappiate comunque che sono alla quarta ora di viaggio, il sole sta calando sul bush, il popolo del bus sta applaudento, fischiando e urlando perchè finalmente il marito ha svergognato la moglie che se l'era fatta con il suo ( di lui) migliore amico: botte da orbi all'uno e all'altro. La gallina al mio ex posto 44 è insolitamente zitta..che sia morta? Quella che sicuramente sta morendo è la batteria del mio PC. Passo e chiudo

giovedì 3 giugno 2010

Ngwenya


Sister Frances ce l'ha fatta, mi ha convinto a dare una mano alle insegnanti della scuola materna di Ngwenya. Non che abbia fatto una gran fatica: dopo essere stata là con lei e aver visto quelle 75 paia di occhi che mi guardavano incuriositi, e quelle 75 bocche che si sono aperte contemporaneamente per urlarmi "Good morning. How are you ?" mi sono detta che quella poteva essere un'esperienza per me molto arricchente e nello stesso tempo una sfida. E già, perchè un conto è fare la psicologa in scuole materne come quelle in cui ho lavorato per anni nella periferia "bene" di Milano. Un'altro conto è la periferia povera di Livingstone: non si tratta di fare lo psicologo, qui è la creatività che deve mettersi in funzione.
La scuola materna è stata costruita con il contributo di un gruppo di studenti giapponesi che, dopo aver visto i bambini e le insegnanti che facevano lezione sotto una pianta, si sono dati da fare con una raccolta fondi che ha consentito la costruzione dell'edificio. Ngwenya è in una delle zone più povere di Livingstone. L'occupazione prevalente degli abitanti è costituita dall'estrazione e dalla lavorazione della pietra.
Lo scenario che si presenta ha un che di biblico: uomini donne e bambini accovacciati a terra con cumuli di pietra che viene spaccata in pezzi di varie dimensioni, altri uomini abbarbiccati sul dorso della cava che si para come un muro verticale a precipizio nella valle. Comunque: è lì che abbiamo comperato tre camionate di pietre per lastricare il Graziella's garden. Da meno di un anno le condizioni di vita sono migliorate in quanto in buona parte del compound arriva l'elettricità e l'acqua anche se la morbilità e la mortalità ha ancora un tasso elevatissimo. Anche il tenore di vita delle famiglie ha da poco avuto un miglioramento: le case di fango e paglia sono via via sostituite da case di mattoni con tetto di lamiera. Uno dei problemi più rilevanti comunque resta il fatto che, essendo il tasso di mortalità molto alto, se muoiono i genitori spesso sono i nonni o i parenti o anche i vicini di casa che si fanno carico dei bambini e questo comporta l'impossibilità di provvedere all'alimentazione di tutti. Ci sono nuclei familiari con 8/10 bambini. La scuola non è dotata di elettricità nè di acqua: sono i parenti che provvedono a portare le taniche per l'uso quotidiano. L'edificio è composto da due classi più un minuscolo ufficio che si affacciano su un playground di modeste dimensioni. I bambini riescono a raggiungere la scuola abbastanza facilmente in quanto è a poche centinaia di metri dal grosso centro abitativo che circonda la cava. L'orario scolastico attualmente è dalle 7,30 alle 12. I bambini arrivano dopo aver fatto colazione (ma su questo le maestre hanno dei dubbi: non sono in molti quelli che al mattino mangiano qualcosa) e iniziano le attività didattiche. L'orario definitivo sarà dalle 7,30 alle 16 ma questo succederà solo quando arriverà un ulteriore contributo dei donatori. In questo modo la scuola potrà provvedere al lunch con l'acquisto della farina per l'Inshima ( che è identica alla polenta bianca che fanno in Veneto), dei fagioli, della kapenta (che sono dei pesciolini tipo le nostre acciughine. Si pescano nel lago Kafue e si fanno essiccare). Le famiglie provvederanno a portare gli ortaggi. Il budget previsto per fornire il pranzo ai 75 bambini per un mese è l'equivalente di 180 euro. Sì, avete letto bene: con 180 euro si preparano circa 1650 pasti. Ciò significa che tutte le volte che vado a mangiare la pizza dai Tosi a Venezia è come se consumassi 200 pasti a Ngwenya. E i Tosi sono assolutamente convenienti. Fin qui le coordinate ambientali. E da qui il compito di inventare delle attività didattiche che tengano conto del sovrannumero, della scarsità di materiale, dell'eterogeneità dei bambini (dai 3 ai 7 anni, appartenenti ad etnie che parlano tre lingue differenti, delle problematiche legate alla sopravvivenza. L'imagination au pouvoir !