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giovedì 3 giugno 2010

Ngwenya


Sister Frances ce l'ha fatta, mi ha convinto a dare una mano alle insegnanti della scuola materna di Ngwenya. Non che abbia fatto una gran fatica: dopo essere stata là con lei e aver visto quelle 75 paia di occhi che mi guardavano incuriositi, e quelle 75 bocche che si sono aperte contemporaneamente per urlarmi "Good morning. How are you ?" mi sono detta che quella poteva essere un'esperienza per me molto arricchente e nello stesso tempo una sfida. E già, perchè un conto è fare la psicologa in scuole materne come quelle in cui ho lavorato per anni nella periferia "bene" di Milano. Un'altro conto è la periferia povera di Livingstone: non si tratta di fare lo psicologo, qui è la creatività che deve mettersi in funzione.
La scuola materna è stata costruita con il contributo di un gruppo di studenti giapponesi che, dopo aver visto i bambini e le insegnanti che facevano lezione sotto una pianta, si sono dati da fare con una raccolta fondi che ha consentito la costruzione dell'edificio. Ngwenya è in una delle zone più povere di Livingstone. L'occupazione prevalente degli abitanti è costituita dall'estrazione e dalla lavorazione della pietra.
Lo scenario che si presenta ha un che di biblico: uomini donne e bambini accovacciati a terra con cumuli di pietra che viene spaccata in pezzi di varie dimensioni, altri uomini abbarbiccati sul dorso della cava che si para come un muro verticale a precipizio nella valle. Comunque: è lì che abbiamo comperato tre camionate di pietre per lastricare il Graziella's garden. Da meno di un anno le condizioni di vita sono migliorate in quanto in buona parte del compound arriva l'elettricità e l'acqua anche se la morbilità e la mortalità ha ancora un tasso elevatissimo. Anche il tenore di vita delle famiglie ha da poco avuto un miglioramento: le case di fango e paglia sono via via sostituite da case di mattoni con tetto di lamiera. Uno dei problemi più rilevanti comunque resta il fatto che, essendo il tasso di mortalità molto alto, se muoiono i genitori spesso sono i nonni o i parenti o anche i vicini di casa che si fanno carico dei bambini e questo comporta l'impossibilità di provvedere all'alimentazione di tutti. Ci sono nuclei familiari con 8/10 bambini. La scuola non è dotata di elettricità nè di acqua: sono i parenti che provvedono a portare le taniche per l'uso quotidiano. L'edificio è composto da due classi più un minuscolo ufficio che si affacciano su un playground di modeste dimensioni. I bambini riescono a raggiungere la scuola abbastanza facilmente in quanto è a poche centinaia di metri dal grosso centro abitativo che circonda la cava. L'orario scolastico attualmente è dalle 7,30 alle 12. I bambini arrivano dopo aver fatto colazione (ma su questo le maestre hanno dei dubbi: non sono in molti quelli che al mattino mangiano qualcosa) e iniziano le attività didattiche. L'orario definitivo sarà dalle 7,30 alle 16 ma questo succederà solo quando arriverà un ulteriore contributo dei donatori. In questo modo la scuola potrà provvedere al lunch con l'acquisto della farina per l'Inshima ( che è identica alla polenta bianca che fanno in Veneto), dei fagioli, della kapenta (che sono dei pesciolini tipo le nostre acciughine. Si pescano nel lago Kafue e si fanno essiccare). Le famiglie provvederanno a portare gli ortaggi. Il budget previsto per fornire il pranzo ai 75 bambini per un mese è l'equivalente di 180 euro. Sì, avete letto bene: con 180 euro si preparano circa 1650 pasti. Ciò significa che tutte le volte che vado a mangiare la pizza dai Tosi a Venezia è come se consumassi 200 pasti a Ngwenya. E i Tosi sono assolutamente convenienti. Fin qui le coordinate ambientali. E da qui il compito di inventare delle attività didattiche che tengano conto del sovrannumero, della scarsità di materiale, dell'eterogeneità dei bambini (dai 3 ai 7 anni, appartenenti ad etnie che parlano tre lingue differenti, delle problematiche legate alla sopravvivenza. L'imagination au pouvoir !

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