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giovedì 2 settembre 2010

Gita fuori porta


Mi sono presa un giorno di ferie e ho fatto una scampagnata fuori porta. Voi la gita della domenica la fate al Parco Lambro se siete a Milano o al Parco San Giuliano se siete a Venezia. Io la scampagnata l'ho fatta al Parco Chobe visto che il Botswana è qui dietro l'angolo. Prima di morire seppellita dalle vostre ragionevoli "macumbe" scagliate al mio indirizzo dalle vostre sudate scrivanie, vi racconto come è andata. Mi sono aggregata ad un gruppo di italiani a zonzo per lo Zambia con "Viaggi solidali" che hanno condiviso con me la delusione di non aver visto uno straccio di leone. Sì perchè quando uno va a fare un safari vuole vedere un leone, uno almeno, se no che safari è? Se è la prima volta che ci si avventura in questa impresa il primo spelacchiato impala che bruca dietro il botteghino dove paghi il ticket è l'eroe del giorno e riceverà una raffica di fotografie da parte di ogni turista. Lo stesso avviene per il primo elefante avvistato, il primo kudu, il primo ippopotamo... sono quelli che non si scordano mai. Al cinquecentesimo impala, elefante, kudu ecc... quando la scheda da 2 megabyte è al limite del collasso, riponi la macchina fotografica e finalmente ti godi il piacere di stare in mezzo alla savana. Perchè un safari non è usare la tua digitale come una volta si usava il fucile ( ci avete pensato che "shoot" significa sparo ma anche scatto fotografico ?), è invece un'opportunità unica di stare in mezzo ad un mondo fatto di colori, odori, suoni, sensazioni del tutto inconsuete e affascinanti. Ma come tutti gli umani predico bene e razzolo male.E' grande la tentazione di fissare la famigliola di ippopotami dello stesso grigio del fango in cui dormono placidamente, mentre i ralli dal becco rosso fanno con dovizia il lavoro di pulizia degli occhi. Così come non resisto ad immortalare la stravagante immagine del coccodrillo a bocca aperta per trovare un po' di refrigerio: sembra si sia messo in posa davanti ad un ceppo che riproduce perfettamente la sua sihlouette, o anche la curiosa messinscena del gruppo di orici che si sono sicuramente accordati e sdegnosamente mostrano i loro deretani, o ancora la giraffona vanesia che mi guarda pronta a farsi fare un primo piano, o infine l'attimo in cui una specie di airone gigante grigio con il becco arancione (accidenti, troppo presa a scattare mi sono persa il nome...) prende il volo. Che dire, ti senti un fotografo del National Geographic ! Direte voi : ma dov'è il mondo di sensazioni? E' qui, è qui: è la traversata del fiume Chobe di una fila interminabile di elefanti, è la beata convivenza di coccodrilli, aironi e impala ognuno impegnato a farsi i fatti propri, è semplicemente la varietà delle sfumature dall'ocra all'arancio al rosso della terra africana sullo sfondo di un cielo turchino. Le restanti foto, quelle che, per capirci, completano i 2 megabyte, ve le faccio vedere quando torno in Italia. Senza leone.

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