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mercoledì 26 maggio 2010

Breakfast nightmare

Avete presente gatto Silvestro quando cammina sulla punta dei piedi, rasente i muri per evitare Titti? Alle sette e mezza del mattino io sono uguale. Tutto è cominciato il primo giorno quando quella che Giuseppe ha da sempre definito "la nonnina che coltiva le spezie", con la gentilezza che solo gli indiani sanno avere, mi invita "for a coffee". Che fare? Sei lì ospite, fa proprio brutto rifiutare. Quindi mi addentro nel labirinto, incontro il nonno che, con una papalina di lana sulla testa, le mani giunte in segno di rispetto per me, mi sequestra e mi porta davanti all'altarino di Shiva che gli hanno collocato nella dispensa (penso che gli altri non siano particolarmente religiosi). Apre il portafoglio da cui escono immaginette di Shiva, Ganesh, ma anche di Sai Baba e altri che non conosco, esattamente come noi ( o almeno quelli di noi che ci credono) si portano nel portafoglio San Domenico Savio con il giglio e Don Sturzo. Tra scatoloni di farina di mais, lattine di fagioli di tutti i tipi, taniche di olio di semi vari, barattoli contenenti ogni genere di spezie, accende un incenso, dice una breve preghiera in indhi e mi dice "Now it's time for breakfast", mi fa strada fino alla sala da pranzo dopo avermi portato in visita nel salotto. In questo troneggiano divanoni di velluto color crema, zanne di elefante che quella del nonno Piero sembrava il dente da latte del medesimo, tavolini intarsiati, tendaggi pesantissimi, tappeti sopra tappeti e poi un'infinità di paccottiglia, fiori finti, statuine, merletti sulle potrone, centrini all'uncinetto.."come on, come on" Fino a farmi vedere l'ultimo gioiello di famiglia : uno schermo a cristalli liquidi ultrapiatto a 54 pollici. Il nonnino spippola con un telecomando che sembra quello di Sky e velocissimo mi mostra come lui riesce a vedere dieci canali in tutte le lingue dell'India che trasmettono quei tremendi film Bollywoodiani di cui lui va pazzo. Ci sediamo a tavola, arriva anche la "nonnina delle spezie" seguita dalla servitù zambiana. mettono sulla tavola vassoi e ciotole con : frittatine, frittelle, qualcosa che assomiglia alla nostra piada, fagioli che navigano in una broda rossa, rondelline verdi immerse in una salsa di yougurt, pomodori cotti oltre naturalmente ad una fila di beveraggi e un bidone di tè. Sono disorientata! Il nonnino che ha la faccia di Ghandi ma la tempra di un SS mi dice "You must eat!" e mi riempie il piatto con un po' di tutto. Affronto con coraggio la frittatina al curry, mi ustiono la bocca con la frittella rossa per il peperoncino, stramazzo sui fagioli in salsa di chillies. La "nonnina delle spezie" che da questo momento chiamerò "la generalessa" mi chiede "Do you like it?" ma non è una domanda, è un'affermazione alla quale evidentemente rispondo "Delicious" con la precisa sensazione che ho tracciato il mio destino futuro.
Infatti ogni mattina c'è la generalessa o il Mahatma che si aggirano davanti a casa mia "Did you sleep well? Come in for a coffee" E via col curry!
Ieri ho fatto gatto Silvestro e l'ho sfangata. Questa mattina la generalessa ha mandato Frances, la domestica zambiana, a chiedere se stavo bene. Domattina pensatemi tutti : alle sette e mezzo (non c'è differenza di fuso orario quindi potete elevare una prece in tempo reale) sarò là a litigare con le frittelle di mais al cardamomo e aglio. In un afrore che nessuna doccia riesce a levarmi, vi abbraccio tutti, senza dimenticarmi di darvi le mie coordinate spaziali : le foto mostrano l'ingresso principale della casa che dà sul tropical garden e la Moses Road. Avete visto bene, l'albero a fianco del cancello è una " stella di natale" in versione africana. Sulla strada invece c'è il taxi di Mr.Sakala che sta arrivando a prendermi.

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